Medico e operatori sanitari aggrediti nel reparto di pediatria dell’Ospedale di Biancavilla. La solidarietà della CIMO Sicilia: “ancora un’insensata aggressione al personale sanitario. Chiediamo che siano attuate in ogni struttura sanitaria le necessarie misure di prevenzione e vigilanza”
“La CIMO ribadisce con forza la condanna di ogni forma di violenza, fisica o verbale, nei confronti degli operatori sanitari ed esprime piena solidarietà alla collega ed agli operatori dell’Ospedale di Biancavilla aggrediti nel reparto di pediatria da una donna, poi arrestata grazie al pronto intervento del Carabinieri”. Lo scrive, in una nota, il segretario regionale amministrativo della Cimo Sicilia Renato Passalacqua. “La continua escalation delle aggressioni - sottolinea Passalacqua - crea grande disagio e preoccupazione ripercuotendosi sulla serenità e sulla lucidità necessaria per svolgere il fondamentale e delicato lavoro cui sono preposti. La violenza contro gli operatori sanitari - aggiunge Passalacqua - è un fenomeno inaccettabile e vergognoso che richiede misure immediate e concrete per garantire la sicurezza di chi, ogni giorno, è in prima linea per prendersi cura della salute dei cittadini. Questi episodi, ormai quotidiani, non sono soltanto atti sconsiderati ma rappresentano un oltraggio all’intera società civile e a tutto il Sistema Sanitario. Resta da capire come è possibile che individui riescano facilmente ad introdursi nelle divisioni di un ospedale, ove è anche presente un servizio di vigilanza, con grave rischio per l’incolumità del personale, dei pazienti e causando danni di beni materiali e suppellettili della struttura sanitaria. Come CIMO a tutela dei medici e degli operatori sanitari nonché della salute dei cittadini - conclude Passalacqua - chiediamo che siano attuate in ogni struttura sanitaria le necessarie misure di prevenzione e vigilanza e che questi atteggiamenti violenti siano tempestivamente perseguiti a norma di legge e senza sconti”.
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Salvo Messina
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Bonsignore (Cimo Sicilia) interviene sulle dimissioni del Direttore Sanitario di Villa Sofia – Cervello: “da Cavaliere della Repubblica a Re degli incompetenti. C’è qualcosa che stride, i conti non tornano. Forse, dietro, c’è dell’altro. Se qualcuno ha in mente di finire di sgretolare il sistema sanitario pubblico ci stiamo avvicinando a grandi passi all’obiettivo finale”
“Apprendiamo dagli organi di stampa delle dimissioni del Direttore Sanitario di Villa Sofia – Cervello, Aroldo Rizzo, giunte all’indomani di un breve, ma a quanto pare denso di contenuti, confronto col Presidente della Regione, Renato Schifani”. Così, in una nota, il segretario regionale della Cimo Sicilia Giuseppe Bonsignore. “Sono giorni di profonda amarezza - aggiunge Bonsignore - quelli che stanno vivendo tutti gli operatori sanitari dei due ospedali cittadini oggi additati come una delle peggiori realtà sanitarie esistenti, con un’esposizione mediatica negativa mai registratasi prima d’ora. La stessa amarezza che traspare chiaramente dalle parole scelte dal Direttore Sanitario nel porgere le proprie dimissioni al Direttore Generale Roberto Colletti, in cui respinge con fermezza le accuse di “incapacità e inadeguatezza” ma che “per dignità” sceglie di rimettere il proprio mandato”. “Nei giorni a cavallo di Capodanno e in quelli immediatamente successivi - evidenzia Bonsignore - i riflettori dei mezzi di informazione sono stati accesi sull’ortopedia di Villa Sofia grazie al blitz del Presidente Schifani, chiamato in causa da una telefonata di un suo conoscente in attesa di intervento chirurgico, e precipitatosi a verificare lo stato delle cose, rimarcando poi che c’erano ben quattordici pazienti in attesa di essere operati in ortopedia ma omettendo di evidenziare come nell’intero mese di dicembre i posti letto complessivi di ortopedia di Palermo e Provincia si sono più che dimezzati per la improvvisa indisponibilità di quelli delle cliniche private accreditate che a fine anno, come sempre accade, esauriscono il budget e chiudono i battenti senza che le istituzioni sanitarie abbiano mai fatto nulla per scongiurarlo”. “Subito dopo il blitz di Schifani - continua Bonsignore - è arrivata la notizia del decesso per polmonite di un paziente in attesa di intervento chirurgico per una frattura alla spalla e che proprio per la patologia concomitante non era più stato operato. Immediatamente, il Presidente Schifani ha tuonato di essere in cerca dei responsabili, anche se allo stato non è stata acclarata nessuna colpa medica per il decesso del paziente e ci vorrà del tempo per poterlo accertare, però intanto si cercano i colpevoli. La notizia ha fatto il giro dei canali di informazione anche fuori Regione scatenando una vera e propria gogna mediatica e, quando il popolo è assetato di sangue, il potere deve accontentarlo, deve dargli il capro espiatorio che a quanto pare oggi è stato identificato nel Direttore Sanitario”. “Quello stesso Direttore Sanitario - sottolinea Bonsignore - che non più tardi di due anni fa era stato nominato Cavaliere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella per tutto il lavoro svolto durante la pandemia da Covid 19 e che oggi viene additato come il Re degli incompetenti e unico responsabile di uno sfascio organizzativo e strutturale non di una sola Azienda ma dell’intero sistema sanitario regionale. C’è qualcosa che stride, i conti non tornano. Forse, dietro, c’è dell’altro”. “Non possiamo che dissentire profondamente da come questa vicenda sia stata gestita dalla politica regionale che oltretutto sta finendo per determinare un ulteriore incrinatura della già scarsa fiducia dei cittadini nei confronti della sanità pubblica siciliana e una crescente demotivazione di un’intera categoria che già prima di questi episodi era poco attratta dal lavoro nelle Aree di emergenza e nelle discipline chirurgiche e che da domani lo sarà ancora meno. Se qualcuno ha in mente di finire di sgretolare il sistema sanitario pubblico - conclude Bonsignore - ci stiamo avvicinando a grandi passi all’obiettivo finale”.
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Il caso della paziente deceduta all’Ingrassia di Palermo. Bonsignore (Cimo Sicilia): “L’attesa in barella per diversi giorni non è un caso isolato ma la regola e la colpa non può e non deve ricadere sui medici”
La notizia di una paziente deceduta all’Ospedale Ingrassia di Palermo dopo avere atteso per otto giorni su una barella del Pronto Soccorso ha fatto il giro del web e dei telegiornali, anche nazionali. “A prescindere dalle cause di morte (ancora da accertare) e dalle condizioni di salute precedenti della paziente - dichiara il segretario regionale della Cimo (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) Giuseppe Bonsignore - è ovviamente un fatto triste e increscioso ma non è un caso isolato, non rappresenta l’eccezionalità bensì quasi sempre la regola perché, se andiamo in giro per i vari Pronto Soccorso della Sicilia, troveremo la stessa identica situazione: una lunga fila di barelle in attesa di un posto letto che non c’è e pazienti e familiari dei pazienti giustamente avviliti che sbraitano (ingiustamente) contro medici e infermieri che non sanno a che santo votarsi, affannati alla continua ricerca di un posto letto libero”. “La figlia della paziente venuta a mancare all’affetto dei suoi cari - aggiunge Bonsignore - ha denunciato l’accaduto in cerca di una giustizia postuma che tuttavia non le restituirà l’affetto perduto e, purtroppo, non servirà nemmeno ad evitare il ripetersi di situazioni analoghe. Sono state disposte anche delle ispezioni da parte dell’Assessorato Regionale della Salute, per fare luce su quanto accaduto e l’Assessora, Giovanna Volo, ha dichiarato che “fatti come questo addolorano e allarmano”. Che la morte di un paziente addolori chiunque dotato di un briciolo di umanità è vero, ma che sia il fatto in sé stesso ad allarmare le istituzioni sanitarie è poco credibile perché i campanelli di allarme sono da tempo sotto gli occhi di tutti e non si può far finta di niente per tutto l’anno per poi svegliarsi improvvisamente a Natale quando viene fuori la notizia scabrosa”. “Le ispezioni assessoriali - sottolinea Bonsignore - faranno tutto tranne ciò di cui c’è realmente bisogno, trovare le vere responsabilità e porvi rimedio. Con ogni probabilità verranno additati come responsabili i medici del Pronto Soccorso, colpevoli di non avere “inventato” un posto letto per la malcapitata paziente, un posto letto che non c’era in quei giorni e che continuerà a non esserci nei giorni a venire e i pazienti continueranno ad essere accasciati su scomode barelle in attesa che se ne liberi uno”. “Alla fine, gogna mediatica a parte - continua Bonsignore - i medici coinvolti, anche se tardivamente e a costi altissimi, non saranno riconosciuti colpevoli di alcunché e la vicenda sarà un ricordo sbiadito dal tempo, mentre la politica tornerà alla sua occupazione preferita: utilizzare la Sanità in chiave elettorale e spartirsi poltrone senza pensare a risolvere i problemi veri che si ripercuotono inevitabilmente sulla salute dei cittadini. L’unico strascico che resterà sarà il dolore di una famiglia che cerca spiegazioni per un decesso che, non lo sappiamo, forse poteva essere evitato, ma che certamente non doveva accadere in condizioni disumane, dove la dignità della persona è diventata una chimera anche nel momento del trapasso”. “Alla figlia della povera paziente - conclude Bonsignore - vogliamo dire che è ingiusto sentirsi in colpa per avere portato la propria madre all’Ospedale Ingrassia e che sbaglia quando afferma che non andrà più in quell’Ospedale. Sbaglia, in buona fede, perché non sa che quanto accaduto all’Ingrassia poteva succedere in qualsiasi altro ospedale di Palermo e provincia perché non dipende dalla professionalità del medico di turno né dalla sua volontà di ricoverare una paziente bisognosa ma perché non ha proprio la possibilità di reperire un posto letto libero in uno dei Reparti del proprio ospedale”.
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Domani, mercoledì 20 novembre, sciopero generale di 24 ore di medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni sanitarie. Bonsignore (Cimo Sicilia) denuncia: “La Regione Siciliana ‘scippa’ i soldi ai medici ospedalieri e questi continuano a fuggire nel privato”
Domani, mercoledì 20 novembre, sciopero generale di 24 ore di medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni sanitarie che manifesteranno a Roma in piazza Santi Apostoli (ore 12.00). “Questo sciopero assume una valenza maggiore in Sicilia dove il sistema sanitario è in maggiore sofferenza rispetto alle altre regioni d’Italia” - dichiara il segretario regionale della Cimo (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) Giuseppe Bonsignore.
“Per fronteggiare la gravissima crisi della sanità pubblica dovuta alla carenza di medici - continua Bonsignore - il Governo Meloni, sulla scia di quelli precedenti, ha messo in campo una serie di misure per rendere più allettante il lavoro negli ospedali pubblici ed evitare la continua emorragia di personale che sceglie di fuggire nel privato o all’estero. Si è scelto di puntare su incentivi economici che, visto che gli stipendi dei medici italiani sono agli ultimi posti della classifica europea, rappresentano pur sempre una piccola boccata d’ossigeno per i medici italiani pubblici. Per tutti i medici italiani? No, solo per quelli che operano al di la dello stretto di Messina”.
“Superato il braccio di mare tra Scilla e Cariddi, al momento col Traghetto della Caronte - aggiunge Bonsignore - la musica cambia radicalmente perché gli incentivi disposti dallo Stato e quindi previsti da norme di Legge e contrattuali, in Sicilia non arrivano nelle tasche dei destinatari, oppure accade ma a macchia di leopardo, con Aziende sanitarie che operano in maniera opposta rispetto alle altre, senza che l’Assessorato Regionale della Salute faccia nulla per porre rimedio e uniformare l’operato dei direttori generali nell’intera Regione”. “Un primo esempio - sottolinea Bonsignore - è la mancata o difforme applicazione del Decreto Legge n° 73 del 7 giugno 2024 che ha stabilito una parziale defiscalizzazione, con aliquota Irpef al 15%, delle cosiddette prestazioni aggiuntive che i medici sono chiamati a svolgere oltre l’orario di lavoro per fronteggiare la carenza di personale e anche lo smaltimento delle famigerate liste d’attesa. Il Decreto Legge, applicato nelle altre Regioni italiane da mesi, in Sicilia è stato oggetto di dubbi interpretativi da parte dell’Assessorato della Salute che poi si è espresso in maniera tutt’altro che chiara, tanto è vero che alcune Aziende sanitarie applicano la norma nazionale e altre no, anzi hanno perfino bloccato il pagamento del lavoro già svolto da mesi in attesa di un’illuminazione divina. Ma non è finita qui. Lo Stato italiano - continua Bonsignore - vista la drammatica carenza di medici nelle Aree di Emergenza degli ospedali italiani ha introdotto con la Legge di Bilancio del 2022 una indennità specifica per chi opera in Pronto Soccorso, con un finanziamento che è poi cresciuto con la successiva Legge di Bilancio del 2023 e che è stato ripartito in Sicilia alle varie Aziende con apposito Decreto Assessoriale. Quindi tutto risolto? No, Anche in questo caso alcune Aziende pagano, altre no. E l’Assessorato della Salute, come le stelle di Cronin, resta a guardare, nonostante le doverose segnalazioni inviate da parte sindacale”.
“Per ultimo - evidenzia Bonsignore - la classica ciliegina sulla torta, cioè la parte più grave della disparità di trattamento a discapito dei medici ospedalieri siciliani: la Legge di Stabilità del 2018 aveva finanziato il recupero dei tagli indiscriminati dei Fondi contrattuali dei medici ospedalieri italiani con risorse che oseremmo definire corpose visti i tempi di vacche magre. Queste risorse economiche dovevano essere ripartite tra le varie Regioni italiane (ed è stato fatto da tempo) e poi le Regioni dovevano suddividere tali somme alle diverse Aziende sanitarie del proprio SSR. Anche questo passaggio è stato fatto da un bel pò, ovunque, tranne che in Sicilia. Negli anni dal 2019 al 2022 si sono accumulati nelle casse della Regione circa 19 milioni di euro che sarebbero dovuti finire nei Fondi contrattuali dei medici e dei sanitari degli ospedali pubblici ma che non sono mai arrivati a destinazione.”
“Dove sono finite queste risorse? In quali capitoli di spesa sono stati “sviati” i milioni di euro che avrebbero dovuto costituire un parziale recupero di quanto perso dal 2010 ad oggi dai medici ospedalieri? Al momento non c’è traccia di quanto finora “scippato” ai medici siciliani - conclude Bonsignore - che ovviamente, continuano a fuggire, se possono, da un sistema sanitario pubblico che li spreme come i limoni e li offende e li discrimina non riconoscendogli nemmeno il dovuto che viene invece percepito dai colleghi di altre regioni italiane”.
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Medici in fuga dall’Asp di Agrigento. Bonsignore (Cimo Sicilia): “Meglio dimettersi che lavorare senza regole. Sarebbe auspicabile un deciso intervento da parte dell’Assessorato Regionale della Salute che ha il compito di verifica e di controllo sulle varie Aziende sanitarie della Sicilia”
“All’Asp di Agrigento i medici chiedono da anni di vedersi assegnati gli incarichi dirigenziali previsti dal Contratto di Lavoro, di avere pagati i gettoni di guardia festiva, di vedere applicate le basilari regole e norme contrattuali e invece vengono sottoposti a trasferimenti illegittimi, sballottati da un angolo all’altro della Provincia in barba al rispetto delle norme vigenti”. Lo denuncia il segretario regionale di Cimo (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) Giuseppe Bonsignore che aggiunge: “Le richieste sindacali si susseguono ma le risposte continuano a non arrivare o, nel migliore dei casi, sono un compendio di arzigogoli che hanno il solo ed esclusivo scopo di negare l’evidenza ed eludere legittime istanze. A questo punto per i medici è meglio dimettersi che lavorare senza regole”. "Nel contesto di una sanità pubblica in crisi di personale sull’intero territorio nazionale e dove si cerca di reclutare medici e infermieri in ogni modo - evidenzia Bonsignore - ad Agrigento si va in controtendenza e, pur di continuare a gestire in maniera padronale la sanità locale, si preferisce perdere pezzi piuttosto che adeguarsi alle regole fondanti della pubblica amministrazione che dovrebbe essere improntata ai principi di buona fede e correttezza. Sarebbe auspicabile un deciso intervento da parte dell’Assessorato Regionale della Salute che ha il compito di verifica e di controllo sulle varie Aziende sanitarie della Sicilia, ma finora nulla si è mosso in tal senso”. “Il malessere lavorativo dei medici dipendenti dell’ASP di Agrigento, causato da una costante violazione di regole e norme contrattuali - sottolinea Bonsignore - è ben noto agli addetti ai lavori e la Segreteria Regionale CIMO della Sicilia nel corso degli ultimi anni si è vista costretta a segnalare diverse criticità all’Ispettorato del Lavoro che alla fine è intervenuto sanzionando a più riprese i responsabili delle violazioni, ma tutto questo non è servito a modificare il trend di un’amministrazione che sembra insensibile al rispetto delle basilari regole che dovrebbero caratterizzare il buon andamento della pubblica amministrazione”. “La realtà della sanità agrigentina - continua Bonsignore - è infatti troppo permeata dai condizionamenti della politica locale e, a prescindere da chi viene messo a dirigere l’orchestra, la musica non cambia e se qualcuno prova a ribellarsi al “sistema” viene messo al suo posto a colpi di provvedimenti disciplinari illegittimi, oppure da un mobbing strisciante che rende la vita impossibile e la professione vissuta in maniera degradante tanto che a molti non resta altro da fare che dimettersi”. “È successo l’anno passato al Direttore del Pronto Soccorso di Agrigento, stanco di lottare contro i mulini a vento senza che l’Azienda abbia mai mosso un dito per risolvere i gravi problemi che venivano segnalati dal Primario. Sempre nel 2023 si sono dimessi anche tre ortopedici e tre cardiologi. Nel corso del 2024 sono fuggiti una serie di medici psichiatri, ultimo in ordine di tempo il Direttore della UOC Modulo Dipartimentale di Salute Mentale di Agrigento che ha deciso di gettare la spugna e lo ha fatto con una lettera inviata al Direttore Generale, Giuseppe Capodieci, che è un vero e proprio atto di accusa nei confronti dei “potenti” della sanità agrigentina”. “Come Cimo Sicilia - conclude Bonsignore - continueremo a segnalare a chi di competenza le storture e le criticità che in atto regnano sovrane nella sanità agrigentina, nella speranza che prima o dopo certa politica si decida a fare un passo indietro e che le Istituzioni regionali intervengano una buona volta sulla governance di questa ASP allo sbando”.
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