Domani, mercoledì 20 novembre, sciopero generale di 24 ore di medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni sanitarie. Bonsignore (Cimo Sicilia) denuncia: “La Regione Siciliana ‘scippa’ i soldi ai medici ospedalieri e questi continuano a fuggire nel privato”
Domani, mercoledì 20 novembre, sciopero generale di 24 ore di medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni sanitarie che manifesteranno a Roma in piazza Santi Apostoli (ore 12.00). “Questo sciopero assume una valenza maggiore in Sicilia dove il sistema sanitario è in maggiore sofferenza rispetto alle altre regioni d’Italia” - dichiara il segretario regionale della Cimo (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) Giuseppe Bonsignore.
“Per fronteggiare la gravissima crisi della sanità pubblica dovuta alla carenza di medici - continua Bonsignore - il Governo Meloni, sulla scia di quelli precedenti, ha messo in campo una serie di misure per rendere più allettante il lavoro negli ospedali pubblici ed evitare la continua emorragia di personale che sceglie di fuggire nel privato o all’estero. Si è scelto di puntare su incentivi economici che, visto che gli stipendi dei medici italiani sono agli ultimi posti della classifica europea, rappresentano pur sempre una piccola boccata d’ossigeno per i medici italiani pubblici. Per tutti i medici italiani? No, solo per quelli che operano al di la dello stretto di Messina”.
“Superato il braccio di mare tra Scilla e Cariddi, al momento col Traghetto della Caronte - aggiunge Bonsignore - la musica cambia radicalmente perché gli incentivi disposti dallo Stato e quindi previsti da norme di Legge e contrattuali, in Sicilia non arrivano nelle tasche dei destinatari, oppure accade ma a macchia di leopardo, con Aziende sanitarie che operano in maniera opposta rispetto alle altre, senza che l’Assessorato Regionale della Salute faccia nulla per porre rimedio e uniformare l’operato dei direttori generali nell’intera Regione”. “Un primo esempio - sottolinea Bonsignore - è la mancata o difforme applicazione del Decreto Legge n° 73 del 7 giugno 2024 che ha stabilito una parziale defiscalizzazione, con aliquota Irpef al 15%, delle cosiddette prestazioni aggiuntive che i medici sono chiamati a svolgere oltre l’orario di lavoro per fronteggiare la carenza di personale e anche lo smaltimento delle famigerate liste d’attesa. Il Decreto Legge, applicato nelle altre Regioni italiane da mesi, in Sicilia è stato oggetto di dubbi interpretativi da parte dell’Assessorato della Salute che poi si è espresso in maniera tutt’altro che chiara, tanto è vero che alcune Aziende sanitarie applicano la norma nazionale e altre no, anzi hanno perfino bloccato il pagamento del lavoro già svolto da mesi in attesa di un’illuminazione divina. Ma non è finita qui. Lo Stato italiano - continua Bonsignore - vista la drammatica carenza di medici nelle Aree di Emergenza degli ospedali italiani ha introdotto con la Legge di Bilancio del 2022 una indennità specifica per chi opera in Pronto Soccorso, con un finanziamento che è poi cresciuto con la successiva Legge di Bilancio del 2023 e che è stato ripartito in Sicilia alle varie Aziende con apposito Decreto Assessoriale. Quindi tutto risolto? No, Anche in questo caso alcune Aziende pagano, altre no. E l’Assessorato della Salute, come le stelle di Cronin, resta a guardare, nonostante le doverose segnalazioni inviate da parte sindacale”.
“Per ultimo - evidenzia Bonsignore - la classica ciliegina sulla torta, cioè la parte più grave della disparità di trattamento a discapito dei medici ospedalieri siciliani: la Legge di Stabilità del 2018 aveva finanziato il recupero dei tagli indiscriminati dei Fondi contrattuali dei medici ospedalieri italiani con risorse che oseremmo definire corpose visti i tempi di vacche magre. Queste risorse economiche dovevano essere ripartite tra le varie Regioni italiane (ed è stato fatto da tempo) e poi le Regioni dovevano suddividere tali somme alle diverse Aziende sanitarie del proprio SSR. Anche questo passaggio è stato fatto da un bel pò, ovunque, tranne che in Sicilia. Negli anni dal 2019 al 2022 si sono accumulati nelle casse della Regione circa 19 milioni di euro che sarebbero dovuti finire nei Fondi contrattuali dei medici e dei sanitari degli ospedali pubblici ma che non sono mai arrivati a destinazione.”
“Dove sono finite queste risorse? In quali capitoli di spesa sono stati “sviati” i milioni di euro che avrebbero dovuto costituire un parziale recupero di quanto perso dal 2010 ad oggi dai medici ospedalieri? Al momento non c’è traccia di quanto finora “scippato” ai medici siciliani - conclude Bonsignore - che ovviamente, continuano a fuggire, se possono, da un sistema sanitario pubblico che li spreme come i limoni e li offende e li discrimina non riconoscendogli nemmeno il dovuto che viene invece percepito dai colleghi di altre regioni italiane”.
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Medici in fuga dall’Asp di Agrigento. Bonsignore (Cimo Sicilia): “Meglio dimettersi che lavorare senza regole. Sarebbe auspicabile un deciso intervento da parte dell’Assessorato Regionale della Salute che ha il compito di verifica e di controllo sulle varie Aziende sanitarie della Sicilia”
“All’Asp di Agrigento i medici chiedono da anni di vedersi assegnati gli incarichi dirigenziali previsti dal Contratto di Lavoro, di avere pagati i gettoni di guardia festiva, di vedere applicate le basilari regole e norme contrattuali e invece vengono sottoposti a trasferimenti illegittimi, sballottati da un angolo all’altro della Provincia in barba al rispetto delle norme vigenti”. Lo denuncia il segretario regionale di Cimo (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) Giuseppe Bonsignore che aggiunge: “Le richieste sindacali si susseguono ma le risposte continuano a non arrivare o, nel migliore dei casi, sono un compendio di arzigogoli che hanno il solo ed esclusivo scopo di negare l’evidenza ed eludere legittime istanze. A questo punto per i medici è meglio dimettersi che lavorare senza regole”. "Nel contesto di una sanità pubblica in crisi di personale sull’intero territorio nazionale e dove si cerca di reclutare medici e infermieri in ogni modo - evidenzia Bonsignore - ad Agrigento si va in controtendenza e, pur di continuare a gestire in maniera padronale la sanità locale, si preferisce perdere pezzi piuttosto che adeguarsi alle regole fondanti della pubblica amministrazione che dovrebbe essere improntata ai principi di buona fede e correttezza. Sarebbe auspicabile un deciso intervento da parte dell’Assessorato Regionale della Salute che ha il compito di verifica e di controllo sulle varie Aziende sanitarie della Sicilia, ma finora nulla si è mosso in tal senso”. “Il malessere lavorativo dei medici dipendenti dell’ASP di Agrigento, causato da una costante violazione di regole e norme contrattuali - sottolinea Bonsignore - è ben noto agli addetti ai lavori e la Segreteria Regionale CIMO della Sicilia nel corso degli ultimi anni si è vista costretta a segnalare diverse criticità all’Ispettorato del Lavoro che alla fine è intervenuto sanzionando a più riprese i responsabili delle violazioni, ma tutto questo non è servito a modificare il trend di un’amministrazione che sembra insensibile al rispetto delle basilari regole che dovrebbero caratterizzare il buon andamento della pubblica amministrazione”. “La realtà della sanità agrigentina - continua Bonsignore - è infatti troppo permeata dai condizionamenti della politica locale e, a prescindere da chi viene messo a dirigere l’orchestra, la musica non cambia e se qualcuno prova a ribellarsi al “sistema” viene messo al suo posto a colpi di provvedimenti disciplinari illegittimi, oppure da un mobbing strisciante che rende la vita impossibile e la professione vissuta in maniera degradante tanto che a molti non resta altro da fare che dimettersi”. “È successo l’anno passato al Direttore del Pronto Soccorso di Agrigento, stanco di lottare contro i mulini a vento senza che l’Azienda abbia mai mosso un dito per risolvere i gravi problemi che venivano segnalati dal Primario. Sempre nel 2023 si sono dimessi anche tre ortopedici e tre cardiologi. Nel corso del 2024 sono fuggiti una serie di medici psichiatri, ultimo in ordine di tempo il Direttore della UOC Modulo Dipartimentale di Salute Mentale di Agrigento che ha deciso di gettare la spugna e lo ha fatto con una lettera inviata al Direttore Generale, Giuseppe Capodieci, che è un vero e proprio atto di accusa nei confronti dei “potenti” della sanità agrigentina”. “Come Cimo Sicilia - conclude Bonsignore - continueremo a segnalare a chi di competenza le storture e le criticità che in atto regnano sovrane nella sanità agrigentina, nella speranza che prima o dopo certa politica si decida a fare un passo indietro e che le Istituzioni regionali intervengano una buona volta sulla governance di questa ASP allo sbando”.
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Decreto legge per il contrasto alla violenza su operatori sanitari. Bonsignore (Cimo Sicilia): “Chiediamo alla Regione risorse economiche da destinare a tale scopo, altrimenti sarà tutto carta straccia”
“Dopo tante aggressioni al personale sanitario degli ospedali italiani e dopo il danneggiamento o la distruzione di attrezzature sanitarie, finalmente il Governo nazionale, attraverso alcune modifiche del codice penale, inasprisce le pene e le sanzioni per coloro che si rendono responsabili di queste odiose fattispecie di reato ma probabilmente non basterà”. Lo dichiara il segretario regionale della Cimo Sicilia Giuseppe Bonsignore. “Intanto non possiamo non evidenziare - aggiunge Bonsignore - come il decreto presentato dal Consiglio dei Ministri anche se non ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, non prevede per l’attuazione delle misure introdotte neanche un euro in più. Ci si chiede quindi chi e con quali risorse farà fronte al necessario impegno economico legato alla prevista implementazione dei sistemi di videosorveglianza, indispensabili per l’identificazione degli eventuali aggressori e per dar seguito alla nuova previsione di legge sull’arresto in flagranza di reato anche differita entro le 48 ore”. “Più volte - sottolinea Bonsignore - abbiamo chiesto alla Regione e alle Aziende sanitarie della Sicilia un deciso intervento per porre rimedio alla fatiscenza dei nostri ospedali colabrodo dove chiunque può accedere senza filtri e senza controlli, libero di spadroneggiare all’interno delle strutture sanitarie, aggredendo gli operatori e danneggiando attrezzature, ma le risposte sono state scarse o assenti”.“Se la Regione e le Aziende non metteranno in campo risorse economiche ad hoc per incrementare i servizi di portierato e vigilanza armata e, soprattutto, quelli di videosorveglianza - continua Bonsignore - le misure in via di adozione da parte del Governo Meloni, rischiano di trasformarsi nell’ennesimo flop, medici e infermieri continueranno a prendere le bastonate e i colpevoli resteranno quasi sempre impuniti”. “Chiediamo quindi al Presidente Schifani, all’Assessore della Salute Giovanna Volo e ai vertici di tutte le Aziende Sanitarie della Sicilia di attivarsi immediatamente e farsi garanti della sicurezza e della salute dei propri operatori sanitari e della conservazione delle proprie strutture sanitarie. Per ottenere questo - conclude Bonsignore - ci vogliono risorse economiche da destinare a tale scopo, altrimenti sarà tutto carta straccia”.
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Pronto Soccorso di Patti, frattura ad una gamba steccata con un cartone per rifiuti speciali. Bonsignore (Cimo Sicilia): “Non vorremmo che oggi, dopo i turni massacranti dovuti alla carenza di personale e dopo i calci e i pugni che medici e infermieri si beccano dai “pazienti”, arrivi pure lo schiaffo beffardo di chi solo oggi sembra accorgersi dei problemi della nostra derelitta sanità pubblica”
“Non siamo qui a difendere l’indifendibile. Se medici e infermieri hanno sbagliato è giusto che si assumano le proprie responsabilità, ma non vorremmo che oggi, dopo i turni massacranti dovuti alla carenza di personale e dopo i calci e i pugni che si beccano dai “pazienti”, arrivi pure lo schiaffo beffardo di chi solo oggi sembra accorgersi dei problemi della nostra derelitta sanità pubblica”. Lo dichiara il segretario regionale di Cimo (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) Giuseppe Bonsignore, in risposta alla conferenza stampa che ha avuto come oggetto l’intervento effettuato al Pronto Soccorso di Patti balzato agli onori delle cronache per la frattura ad una gamba steccata con un cartone per rifiuti speciali. “Le dichiarazioni fatte nel corso di una conferenza stampa dal direttore generale della ASP di Messina, Giuseppe Cuccì, e dall’Assessore della Salute, Giovanna Volo - sottolinea Bonsignore - sono nette e non ammettono repliche, se mancavano i presidi sanitari corretti, se non c’era la stecca, la colpa è di medici e infermieri”. “Oggi - aggiunge Bonsignore - sembra emergere qualche incongruenza nelle dichiarazioni ufficiali: da un lato vengono sospesi la capo sala del Pronto Soccorso di Patti e il Direttore Medico del Presidio Ospedaliero perché mancavano le stecche, dall'altro viene asserito che la responsabilità è della dottoressa di turno perché ha “scelto” liberamente di steccare il paziente col cartone al posto di utilizzare le stecche d’ordinanza. Ma, delle due l’una, o le stecche c’erano e quindi non andavano incolpati la capo sala e il direttore medico dell’ospedale oppure le stecche non c’erano e allora non va incolpato il medico del Pronto Soccorso”. “E siamo sicuri - continua Bonsignore - che Capo Sala e Direttore medico non avevano mai chiesto le famose stecche? Perché, purtroppo, spesso accade che tra le richieste di materiale e l’arrivo dello stesso passa del tempo, tanto tempo, e la colpa non può certo ricadere sul personale sanitario ma forse andrebbe ricercata in inefficienze organizzative e gestionali di altro livello”. “Fatti incresciosi come questo - sottolinea Bonsignore - probabilmente ne accadono a bizzeffe ma vengono ignorati perché, quasi sempre, non raggiungono la ribalta mediatica, rimanendo confinati all’interno, tra i cosiddetti addetti ai lavori. In questi casi nessuno parla, nessun provvedimento, nessun correttivo. Ma quando i media riportano la notizia giorno dopo giorno, allora uno dei tanti casi di inefficienza organizzativa e gestionale diventa il caso dell’estate, con politici e direttori generali che saltano sulla sedia urlando come indemoniati. Comincia la battuta di caccia al capro espiatorio, con tanto di conferenza stampa dello Stato Maggiore della Sanità siciliana proprio a ridosso di Ferragosto”. “Non sappiamo ancora con certezza assoluta cosa sia realmente accaduto al Pronto Soccorso di Patti perché ancora oggi dopo vari giorni le notizie, a dispetto della sontuosa conferenza stampa agostana, appaiono incomplete e contraddittorie. Qualcuno al Pronto Soccorso di Patti ha “steccato” - conclude il segretario di Cimo Sicilia - ma ancora non è del tutto chiaro chi sia il responsabile della nota stonata”.
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Il segretario regionale della Cimo Sicilia Bonsignore denuncia: “Gravi criticità nelle aree di emergenza dei Pronto soccorso Villa Sofia e Cervello. Manca oltre il 50% del personale medico previsto dalla dotazione organica”
“Porre in essere urgentemente i lavori di ristrutturazione necessari per la riqualificazione dell’area di emergenza del presidio ospedaliero “Vincenzo Cervello” e, nelle more, accorpare momentaneamente gli organici sul solo presidio ospedaliero di Villa Sofia, al fine di ottenere un numero adeguato di medici per garantire turni di servizio completi, con personale numericamente adeguato a fronteggiare le esigenze dei pazienti, poter concedere i dovuti periodi di riposo e di congedo e successivamente avviare una nuova campagna di reclutamento, sfruttando le condizioni più favorevoli”. Lo scrive il segretario regionale della Cimo Sicilia Giuseppe Bonsignore, in una lettera inviata all’assessore alla Salute della Regione Siciliana Giovanna Volo, al Dirigente Generale del Dipartimento per la pianificazione strategica Salvatore Iacolino, al Dirigente Generale del DASOE (Dipartimento per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico) Salvatore Requirez e al Commissario Straordinario dell’Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello” Roberto Colletti.
“Gli interventi - aggiunge Bonsignore - sono necessari all’effettivo rilancio dell’offerta di salute che deve garantire una struttura, attualmente considerata strategica per la città metropolitana di Palermo, per tentare di restituire il giusto potenziale di attrazione nei confronti dei medici in cerca di impiego e cercare di porre un argine al fenomeno della “fuga” del personale sanitario dalle aree di emergenza”. “I due Pronto Soccorso per adulti dell’Azienda Ospedaliera. Ospedali Riuniti Villa Sofia - Cervello - evidenzia Bonsignore - continuano a soffrire di una cronica carenza di personale medico che ha raggiunto livelli estremi negli ultimi anni. A fronte di una dotazione organica che dovrebbe prevedere complessivamente 59 dirigenti medici, come risulta dal piano triennale di fabbisogno 2023-2025, prestano servizio in atto solo 25 dirigenti medici, alcuni di essi soggetti a delle limitazioni che oggettivamente ne impediscono il pieno impiego, a questi numeri si devono aggiungere 6 contratti libero-professionali al Presidio ospedaliero Villa Sofia. Di fatto manca oltre il 50% del personale medico previsto dalla dotazione organica”.
“Tra i due presidi - continua Bonsignore - in questo momento la situazione peggiore la subisce il Pronto soccorso del presidio ospedaliero “Cervello”, con un numero effettivo di 12 dirigenti medici, sui 26 previsti da dotazione organica. Alcuni dirigenti medici hanno di recente rinunciato al loro incarico, per trovare impiego in altri Pronto Soccorso della stessa città, dove, con organici più pieni, si riescono a garantire condizioni di lavoro migliori, con turni più sostenibili e periodi di riposo adeguati, ma anche complessivamente la percezione di un minor rischio clinico. Nonostante la drastica riduzione del numero degli accessi al Pronto Soccorso del “Cervello”, passati dai quasi 28.000 del 2018 (era “pre-Covid”) ai circa 17.000 del 2023, ai 5000 nei primi 4 mesi del 2024 che in proiezione indicano un’ulteriore decremento su base annua (stima prevista 15.000 accessi/anno), occorre evidenziare che il fattore maggiormente determinante per il rischio clinico in area di emergenza è il sovraffollamento, che è quasi del tutto causato dallo stazionamento dei pazienti in attesa di ricovero e dai pochi medici pronti a gestirli. Il risultato finale - sottolinea Bonsignore - è che i medici che prestano servizio in Pronto Soccorso hanno il compito di gestire, per di più in locali non idonei, non meno di 50 pazienti per turno, che restano in aera di emergenza in attesa di posto letto. Gli stessi medici inoltre devono garantire il servizio di “front-line” per i nuovi accessi, servizio che viene in questo modo pesantemente penalizzato, con un inevitabile allungamento dei tempi di attesa in triage. I tempi di attesa dei pazienti potenzialmente critici, in codice giallo, che dovrebbero essere non superiori ai 20 minuti, hanno superato in certi casi anche le 10 ore. Gli infermieri del triage, deputati alle rivalutazioni delle condizioni cliniche delle file interminabili di pazienti, non riescono, dal canto loro, ad eseguire le rivalutazioni nei tempi previsti e i pazienti rischiano, in questo modo, di non essere presi in carico anche per molte ore, con il conseguente incremento del fenomeno dell’abbandono delle aree di emergenza, dopo il primo accesso in triage, che nel Pronto Soccorso del Presidio ospedaliero “Cervello” ha raggiunto che il 30% del totale degli accessi. È ovvio che questo sistema non consente di garantire un livello di assistenza neppure minimo e i pazienti rischiano di subire anche gravi ritardi diagnostico-terapeutici e non trovano risposta alla loro richiesta di salute. Si configura - conclude Bonsignore - uno scenario estremamente critico, che né i medici che prestano servizio in sala visite, né gli infermieri riescono a fronteggiare efficacemente”.
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